Allego un'estratto del mio libro DISOBBEDISCITI, già descritto nel link indicato. In questo estratto parlo della condizione del lavoro. Per me è fondamentale diversificare il concetto di lavoro, da attività.
"Lavoro" ha origine latina, labor che significava “pena” “sforzo” “fatica” “sofferenza”. Come si può intuire non una gran parola. "Attività" è molto più generica e l'associo a qualcosa di piacevole, qualunque cosa sia. Da questo spunto sono partito per descrivere la mia esperienza nel capitolo relativo alla disobbedienza al lavoro e che trascrivo qui sotto.
Citazione: “Il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare.” Oscar Wilde
Inteso come tempo di 8 ore lavorative a cui aggiungere il pasto e le relative ore per raggiungerlo, il sinonimo è tortura.
Dopo un anno che, finita la scuola come tutti, ho iniziato ad entrare in questo vero e proprio mondo di schiavi moderni, decisi che era la mia priorità assoluta cambiare l’ottica di spendere molte ore al giorno per guadagnarmi da vivere.
Per prima cosa desideravo essere il più indipendente possibile, al posto di immaginarmi in un posto fisso, al contrario preferivo la libertà di un futuro tutto da vivere.
Secondo, il lavoro doveva essere sempre un’attività nuova che mi piacesse molto e con una carica creativa.
Fin da ragazzo ero interessato al mondo dell’informatica e programmare mi dava gioia, imparavo sempre nuove attività tramite la digitalizzazione delle stesse e la possibilità di esprimere creatività nello sviluppo di nuovi prodotti.
Dopo il primo anno come dipendente, ho iniziato il mio processo di trasformazione, passando da consulente, consulente e socio, consulente di grande azienda di telecomunicazioni, artigiano dell’informatica (come mi definivo con il mio primo socio e compagno di scuola), fino a imprenditore nella mia prima azienda srl nata dall’artigianato digitale.
Ogni mutamento è sempre stato preceduto da una fase di crescita ed indeterminazione che erano necessari per cambiare l’attività e lasciarla senza nemmeno una base di certezza, ma andando incontro a nuove aspirazioni.
Il cambio non avviene per scontri con altri, quanto per scontri con sé stessi, nel senso che quello che fai non ti basta più, hai bisogno di altro, forse non ancora noto, ma necessario per avere nuovi stimoli e felicità.
Infine volevo passare da una attività imprenditoriale derivante da una piccola impresa a un’attività di investitore, oltre che cominciare a condividere con scritti le mie esperienze e suggerimenti.
Così ho fatto.
Per capire quando arriva il momento di cambiare è semplice: il tuo umore è pessimo, hai la sensazione che ti manca sempre qualcosa anche se hai appena avuto ciò che desideravi.
E’ il momento di disobbedire ad un lavoro magari anche ben retribuito o di un ruolo sociale elevato ma oramai insoddisfacente.
Si inizia a pensare a cosa si può fare ed è il primo passo verso il cambiamento che avverrà. Mano mano che elabori il nuovo progetto arrivano colpi di fortuna inaspettati, cose assolutamente imprevedibili, prodigi che accelerano il cambio.
Non sarà facile, qualche mal di stomaco arriverà, ma la soddisfazione sarà enorme e riguardando la tua storia a ritroso partendo dal finale potrà capitare di esclamare come me: “ma perché non l’ho fatto prima?”.
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